La Cappella Gentilizia

La Cappella Gentilizia

“Accogli o padre
questo pianto
che ora mi assale
e più dell’ombra delle piante
più del canto degli uccelli
più del soave profumo dei fiori
Ti sia cara questa lacrima
che trema nei miei occhi
o padre”.

Sono queste le toccanti parole che Luca dedica al padre, il conte Francesco Bruschi Falgari (1844-1908) al momento della sua dipartita terrena.


Francesco Bruschi Falgari fu, oltre che deputato provinciale, per molti anni sindaco di Corneto-Tarquinia. A lui si deve l’aver dotato nel 1903 le case del paese di acqua corrente e potabile, evento epocale che fu immortalato in un’epigrafe commemorativa quand’egli era ancora in vita e che ancora oggi è possibile vedere affissa sulla facciata del palazzo comunale. Quando morì, il conte venne sepolto nel cimitero del Verano a Roma.
È in questo momento che in Luca si fa sempre più viva e forte la volontà di costruire, nei giardini della villa, una cappella che potesse accogliere degnamente le spoglie mortali dell’amato padre e di sua madre, la contessa Matilde Marescalchi.
Matilde, cioè Charlotte Jeanne Marie Mathilde, nacque a Parigi nel 1845 da Napoleone Marescalchi e Mathilde Thomas de Pange.
Nel 1865 si sposa con il conte Francesco Bruschi Falgari per poi chiederne, qualche anno più tardi, la separazione legale per “incompatibilità di carattere”, così ci dicono le carte. Non sappiamo con esattezza le reali motivazioni di questa drastica decisione; indipendentemente da quali fossero, Matilde seppe ribellarsi. La potremmo definire una femminista ante litteram la quale, consapevole che l’emancipazione delle donne dovesse passare anche, anzi soprattutto, attraverso un’indipendenza economica, escluse dal suo testamento il figlio Luca, lasciando tutta la sua eredità alle sue tre figlie femmine: Maria, Giovanna e Annina.
Il suo astio nei confronti del marito la portò ad esprimere nel testamento la sua ferma volontà di essere seppellita lontano da questi e non a Corneto, tant’è che inizialmente le sue spoglie vennero seppellire a Roma.
Nella primavera del 1909 iniziarono i lavori di costruzione del sacro sepolcro. Nell’autunno del 1910 i lavori possono dirsi ormai conclusi. A questo punto non rimaneva che abbellire la “nobile chiesuola” con affreschi e decorazioni interne. I lavori vennero affidati al pittore romano Angelo Tosatti che, ispirandosi agli affreschi del Duomo di Tarquinia, presentò al conte il suo progetto pittorico che vide la luce nel settembre del 1912. Per volere di Luca nella cappella vennero tumulati, oltre che i suoi genitori (ebbene sì, la contessa Matilde venne trasportata a Corneto e venne seppellita accanto al marito, contravvenendo alle sue ultime disposizioni testamentarie), anche il nonno Luca Antonio e il figlio di questi Giovanni Battista, morto a soli 26 anni.

Oggi il sacro sepolcro ospita anche le spoglie di Elisabetta e Matilde e dei loro rispettivi consorti, ultime eredi della famiglia Bruschi Falgari, figlie di Luca e di sua moglie Maria Maffei. Le contesse, infatti, morirono entrambe senza avere figli e con loro terminò quella dinastia che con Luca toccò l’apice delle sue fortune, della sua ricchezza e del suo potere.